Sono 13 le prime pietre d’inciampo che verranno posate in Provincia di Varese e precisamente nelle città di Cunardo, Luino, Mesenzana e Induno Olona.
Create dall’artista tedesco Gunter Demnig, le pietre d’inciampo hanno il compito di ricordare le vittime dalle deportazioni nazifasciste. Si tratta di piccoli blocchi quadrati ricoperti di ottone lucente che riportano scolpiti il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione e la data di morte dei perseguitati.
Vengono poste davanti l’ingresso di casa (o del posto di lavoro o del luogo di arresto) per ricordare ed onorare la memoria delle vittime della Shoah e della deportazione, mai tornate a casa.
Alla conferenza stampa di presentazione c’erano Emanuele Antonelli, Presidente della Provincia di Varese; Ester Maria De Tomasi, Presidente Provinciale ANPI Varese; Francesca Boldrini, Ricercatrice Storica; Amerigo Cavalli, Segretario organizzativo Provinciale ANPI Varese; Vittorio Cocco, Segretario amministrativo Provinciale ANPI Varese; Giuseppina Mandelli, Sindaco di Cunardo; Emanuela Quintiglio, Consigliere Provinciale con delega alla Cultura.
«Le pietre d’inciampo sono piccoli monumenti, più piccoli di lapidi. Quando le si incontra camminando per la strada ad inciampare è il nostro sguardo. E i nostri pensieri – ha dichiarato il Presidente della Provincia di Varese, Emanuele Antonelli – Perché le pietre siano pedine della memoria e affinché i più giovani possano davvero “inciamparvi”, il ruolo degli adulti è davvero fondamentale. Il nostro compito come amministratori ed educatori è quello di tramandare la Memoria e passare il testimone ai giovani, perché la consapevolezza, la conoscenza e la Cultura abbiano la meglio sull’indifferenza, sull’odio e sull’ignoranza».
«ANPI Provinciale Varese, in collaborazione con il Comitato delle Onoranze ai Caduti del San Martino, ha fortemente perseguito il progetto delle Pietre d’inciampo in Provincia di Varese per rispondere alla necessità di riaffermare il valore della Memoria – ha dichiarato Presidente Provinciale ANPI Varese, Ester Maria De Tomasi – Posare queste pietre nelle diverse città della Provincia darà la possibilità a chiunque le incontrerà sul suo cammino di calarsi in quel drammatico passato dove la vita non aveva nessun valore e di porsi, quindi, delle domande.
Sulle pietre è incisa la parola “assassinato”, una parola forte ma dovuta. Le donne, gli uomini e i bambini hanno subito nei campi di sterminio, la fame, la disperazione, la tortura e la morte. Donne e uomini spesso dimenticati, ai margini della memoria, assassinati dai nazisti. Il nostro umile intento è quello di ridare a loro un nome, inciso sulla pietra a peritura memoria. Un nome che verrà letto da chi passerà di lì, si fermerà un momento, guarderà indietro, penserà a quel terribile passato e rifletterà su quello che è stato. “Le persone non verranno dimenticate fino a che si pronuncerà il loro nome”».
Francesca Boldrini, Ricercatrice Storica ha affermato «Per non “inciampare” due volte nello stesso errore: è il motivo per cui ci siamo impegnati nel progetto di posa delle tredici pietre d’inciampo, a perpetuo ricordo di partigiani e collaboratori del “Gruppo Cinque Giornate”, Monte San Martino. Il nostro intendimento e il nostro sentito auspicio sono che la tragica e devastante storia di uomini, donne e bambini non abbia più a ripetersi».
«Il ricordo deve essere alimentato da testimoni e testimonianze. Una pietra nelle nostre città che ci faccia “inciampare” costringendoci a leggere nome, anno di nascita, giorno e luogo di deportazione e data di morte dei deportati è una testimonianza potente che irrompe nella vita di tutti i giorni» ha dichiarato il Consigliere Provinciale con delega alla Cultura, Emanuela Quintiglio.