Sul delitto del piccolo Daniele, ucciso dal padre in provincia di Varese, la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto all’ispettorato di «svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari» sul caso.
Questo il contenuto di una nota giornalistica in merito ai fatti di Morazzone, per i quali anche il anche l’Onorevole Matteo Luigi Bianchi, già sindaco di quel paese, aveva fatto sapere di voler chiedere conto di quanto avvenuto alla Guardasigilli.
Gli accertamenti serviranno ad approfondire le ragioni per cui al 40enne già ai domiciliari per la lite con un collega e denunciato per violenze dalla moglie era stato concesso dal tribunale di Varese di stare con il figlio.
“Mio figlio è al sicuro, i suoi devono stare attenti”: sono queste le parole minacciose pronunciate da Davide Paitoni poco prima di incontrare il collega di lavoro con cui ha avuto un diverbio e che poi ha aggredito a colpi di cutter, venendo arrestato per tentato omicidio. È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Anna Giorgetti il 29 novembre scorso, dopo i fatti di Azzate.
Sempre nel documento, il Gip motiva le esigenze cautelari ai domiciliari, affermando che “i nodi non sciolti richiedono un’indagine adeguatamente protetta” e che quindi “l’assenza di limitazioni della libertà personale di Paitoni e la sua capacità comunicativa frustrerebbe inevitabilmente il corso delle indagini”. Poi l’ordinanza prosegue: “evidenzia il Pubblico Ministero che Davide Paitoni sarebbe sottoposto ad altri procedimenti per reati anche connotati da violenza (maltrattamenti e lesioni), si tratta di carichi pendenti che potrebbero risolversi favorevolmente per l’indagato e che, dunque, non consentono di trarre elementi di qualsivoglia certezza”. Il Gip ha quindi concluso con la decisione di sottoporre Paitoni agli arresti domiciliari con il divieto di comunicare con l’esterno, tranne che con l’anziano padre. Il 6 dicembre lo stesso Gip ha poi accolto la richiesta dell’indagato di poter vedere il figlio.
Lunedì il presidente del Tribunale, Cesare Tacconi, aveva dichiarato che “la richiesta di arresti domiciliari al gip venne motivata col pericolo di inquinamento probatorio, non anche con la pericolosità sociale”.
Nel primo pomeriggio di oggi è arrivata la precisazione a firma del procuratore della Repubblica di Varese Daniela Borgonovo che scrive:
Ai fini di una corretta informazione e per evitare l’ulteriore diffusione di notizie inesatte, nel rispetto del segreto istruttorio, preciso quanto segue.
1. Presso la Procura della Repubblica di Varese, oltre al procedimento penale per l’omicidio del figlio, pende nei confronti di Paitoni Davide un procedimento penale per il delitto di tentato omicidio in danno di un collega di lavoro.
Il 26 novembre scorso, nel corso di una lite degenerata in colluttazione, il Paitoni avrebbe estratto un coltello e colpito il collega. Dopo l’arresto in flagranza ad opera della polizia giudiziaria, il pubblico ministero ha qualificato il fatto come tentato omicidio ed ha chiesto, unitamente alla convalida dell’arresto, l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, sul presupposto della ritenuta pericolosità sociale dell’indagato, anche per precedenti denunce. Il Giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta, peraltro ravvisando solo un rischio di inquinamento probatorio, attesa la ritenuta necessità di chiarire la dinamica della lite e, successivamente, ha autorizzato incontri del detenuto con la moglie e il figlio. Sono in corso le indagini preliminari.
2. In Procura pende altro procedimento penale nei confronti di Paitoni Davide per i reati di lesioni e minacce, in relazione a denunce presentate nei suoi confronti dalla moglie e dal suocero a proposito di condotte aggressive in loro danno. Le denunce risalgono ai mesi di marzo e aprile scorso e si inquadrano nel contesto del conflitto familiare scaturito dalla decisione della moglie di separarsi. Non sono pervenute segnalazioni di ulteriori ed analoghi episodi con riguardo a nessuno
dei familiari dell’indagato. Non risulta, per la parte di competenza di questa Procura, l’instaurazione di un giudizio civile per la separazione tra i coniugi. Non sono pendenti, presso questa Procura, neppure procedimenti per maltrattamenti in famiglia o atti persecutori.
Sono in corso indagini. Di fronte a questa tragedia, a questo gesto sconvolgente, impensabile,
ingiustificabile, non possiamo che esprimere la nostra vicinanza alla mamma del piccolo Daniele e impegnarci ancora di più contro la violenza.