Tra i componenti della banda c’è anche Turko Arsimekov, ceceno di 35 anni già arrestato a Varese a novembre e legato a una persona in collegamento con Kujtimi Fejzullai, l’attentatore che a Vienna il 2 novembre ha ucciso 4 persone.
Oggi durante la conferenza stampa gli inquirenti hanno raccontato che l’uomo “ha ammesso di aver fatto contraffare tra 5 e 20 documenti alla settimana a partire dal 2019”, indicando “il prezzario dell’organizzazione: 800 euro per i permessi di soggiorno, 400 per i documenti quali carta d’identità e patenti di guida, 1600-2000 euro per un passaporto”.
La custodia cautelare in carcere, firmata dal gip Raffaella Mascarino, è stata notificata oggi allo stesso Arsimekov e a 6 ucraini, tra cui Vitalii Zaiats, “capo dell’organizzazione” ma che riceveva gli “ordini” dal ceceno di Varese.
Il ceceno è indagato anche per associazione con finalità di terrorismo.
Un altro degli arrestati, interrogato dagli inquirenti, ha raccontato che il ceceno da lui era conosciuto col soprannome di “documento”.
Nel corso dei primi interrogatori, il ceceno, che viveva a Varese e che era in attesa di permesso di asilo politico, aveva ammesso di lavorare per 20 euro al giorno, fungendo da “casella postale: i falsi documenti arrivavano al suo indirizzo e lui li smistava.
“Oltre a Fejzullai abbiamo certezza di almeno 30 persone legate al radicalismo islamico – ha spiegato il capo della Digos milanese, Guido D’Onofrio – C’era una pagina Telegram che riportava a un sito in cui offrivano la formula ‘soddisfatti o rimborsati’. Riuscivano a garantire una qualità così alta da non temere la prova dei macchinari comuni”.
“Creavano anche atti di nascita falsi – ha aggiunto Carmine Mele, il dirigente della sezione antiterrorismo della Digos – Avevano il potere di far nascere le persone”.
La produzione avveniva in Ucraina, poi i documenti arrivavano in Italia attraverso due corrieri stranieri e affidati a una coppia di insospettabili che raccoglievano anche i soldi attraverso una rete di money transfer.