Cinque presunti rapinatori sono stati arrestati a Palermo, dopo un’indagine condotta dalla Polizia di Stato su quattro colpi, tre messi a segno e uno tentato, avvenuti a Milano e Busto Arsizio, in danno di agenzie di Ubi Banca, tra i mesi di maggio e agosto 2019 e che hanno fruttato complessivamente 298mila euro. La banda di ‘rapinatori trasfertisti’ è stata individuata e bloccata dalla Squadra mobile di Milano in collaborazione con l’omologa sezione siciliana, entrambe coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano.
Il ‘manovratore’ della banda, composta di malviventi originari di varie zone del capoluogo siciliano, era G.A, 43enne, che faceva da basista con la sua abitazione di Rozzano (Milano). Era lui ad ‘assoldare’ gli altri membri a seconda del colpo da organizzare. Per gli episodi riscontrati nell’indagine – coordinata dalla pm Isabella Samek Lodovici – sono stati arrestati anche M.L, 45enne, G.I., 43enne, S.M. di 43 anni e V.L.C. di 45 anni, tutti con precedenti specifici.
Gli agenti guidati da Marco Calì e Francesco Giustolisi sono riusciti ad arrivare a loro partendo dall’ultimo episodio, quello dell’8 ottobre scorso, quando il 43enne ha partecipato direttamente al colpo, organizzato alla Ubi di Busto Arsizio, e si è travisato con una parrucca, ma è stato arrestato in flagranza. La polizia era infatti sulle sue tracce ed era riuscita ad inseguire i rapinatori da Milano fino alla cittadina del varesotto, bloccando il tentativo. Si è quindi risaliti al primo episodio della serie di 5, avvenuto il 31 maggio 2019 in via Friuli, dove portarono via circa 30mila euro. Più sostanziosa la seconda rapina operata da G.I. e M.L. (G.A. faceva da palo) in pieno giorno in una zona signorile della città, come via Washington.
Per questioni logistiche la banda aveva preso di mira il circuito Ubi, tenendo sotto controllo filiali di medio piccole dimensioni: nei giorni precedenti alla rapina le telecamere li hanno ripresi mentre facevano gli appostamenti necessari allo studio dei colpi. In particolare era sempre una Fiat Punto, della compagna del basista, ad aggirarsi per le vie attorno alla banca. La caratteristica della banda era il modus operandi: i rapinatori entravano, armati di taglierino e fascette da elettricista, talvolta a volto scoperto, tenevano dipendenti e clienti in ostaggio per oltre un’ora, aspettando che il circuito aprisse le casse, dotate di sistema di temporizzazione, per portare via il denaro: il primo colpo di via Washington (avvenuto il 9 luglio 2019) in questo modo, ha fruttato loro 165mila euro; il secondo 112mila. Dalle indagini è emerso che prima di una rapina, per darsi coraggio, i banditi recitavano le frasi di canzoni neomelodiche. In una intercettazione ambientale avevano ripetuto questo verso: “Nessuno ci toglie la speranza che c’è in un sogno”.
In un’altra intercettazione, G.A.è stato ascoltato mentre diceva che con queste avrebbe volto “comprare un appartamento a Palermo per la figlia”. Stando alle indagini era sempre lui il regista delle operazioni: da altre intercettazioni è emerso infatti che i ‘collaboratori’, venivano chiamati dalla Sicilia a Milano (dissimulando di avere ‘bisogno di operai per fare delle ristrutturazioni’), e viaggiavano talvolta in nave o in aereo con documenti falsi per non lasciare tracce. Dalle indagini è emerso anche che prima di una rapina, per darsi coraggio, i banditi recitavano le frasi di canzoni neomelodiche. In una intercettazione ambientale dell’8 ottobre scorso, poco prima di entrare nella filiale della Ubi Banca di Busto avevano ripetuto questo verso: “Nessuno ci toglie la speranza che c’è in un sogno”. Nonostante la carica, sono stati arrestati alcuni minuti dopo dai poliziotti che li stavano monitorando.