Il progetto di legge nasce per “andare oltre l’idea che solo i medici possano essere direttore di struttura” e dalla convinzione che “nella gestione della sanità territoriale, il cui potenziamento è previsto dal Pnrr, la figura dell’infermiere è centrale”, ha detto il capogruppo dem, Fabio Pizzul, firmatario del progetto insieme a Carmela Rozza (prima firmataria) e a Pietro Bussoalti.
Per Pizzul “gli infermieri e gli altri operatori sanitari vanno valorizzati e riconosciuti n questa nuova governance della sanità territoriale. Così non la pensa regione Lombardia, ma riteniamo che sia una grande occasione persa”.
“Abbiamo cercato di capire perché c’è ancora carenza di infermieri”, ha proseguito Rozza spiegando che mancano in Lombardia 9.500 infermieri senza contare i pensionamenti dal 2021 in poi, di cui 3.500 solo nelle Rsa e 4.807 sul territorio, in base ai calcoli della Sidmi (Società italiana per il management delle professioni infermieristiche): 2.180 nelle nuove Case di comunità che saranno 218 in Lombardia, 781 nei 71 Ospedali di comunità previsti e 564 nelle 101 Cot (Centrali operative territoriali), limitandosi alle novità introdotte dal Pnrr via riforma Moratti; altri cento nelle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) che hanno debuttato durante la pandemia, 1.200 per i cento hospice.
Il problema, per Rozza, è che la professione non è attrattiva: “Se le domande per fisioterapia rispetto ai posti disponibili eccedono del 10%, per gli infermieri eccede di 1,44%. Questo significa che c’è poco interesse da parte dei giovani nei confronti della professione infermieristica”.
Da qui la proposta di istituire il Direttore assistenziale come elemento del percorso di valorizzazione della professione infermieristica.