Colpo di scena durante l’udienza in corso in tribunale a Busto Arsizo dello stralcio del processo Krimisa che vede imputate 5 persone accusate di aver agevolato, a vario titolo, i componenti della cellula di ‘ndrangheta che da anni gestisce gli affari tra Legnano e Lonate Pozzolo.
Il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Milano Alessandra Cerreti ha depositato in Tribunale a Busto Arsizio l’avviso di conclusione indagini e relativa informazione di garanzia nei confronti di cinque persone accusate di aver svuotato le casse della “City Parking srl” di Malpensa.
Tra gli indagati c’è lo stesso Emanuele De Castro e il suo ex avvocato Francesca Cramis, che era in aula in qualità di difensore del consulente del lavoro Giampaolo Laudani, anch’egli indagato.
Gli indagati avrebbero aiutato Emanuele De Castro e suo figlio Salvatore, a distogliere il capitale dalle casse della loro società – oggi sottoposta a confisca – dopo il loro arresto.
Sarebbe stato proprio l’avvocato Francesca Cramis, difensore di Emanuele e Salvatore De Castro, dopo il loro arresto a contattare Giampaolo Laudani, consulente del lavoro e commercialista della City Parking per suggerire lo svuotamento del conto corrente intestato alla società, al fine di sottrarlo ad eventuali provvedimenti coercitivi dell’autorità giudiziaria». Laudani, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe convocato la ex compagna di De Castro «spiegandole che il denaro doveva essere distribuito a più persone» e «prestando la propria opera professionale finalizzata alla ripartizione». A quel punto il cognato di De Castro, titolare del 60% delle quote societarie, avrebbe distratto del denaro giustificandolo con pagamenti gestionali gonfiati.
Altre tre persone si sarebbero rese inoltre disponibili quali destinatarie di alcuni pagamenti ingiustificati e, secondo il pm, finalizzati alla distrazione di capitale.