ROMA (ITALPRESS) – La proposta e’ sul tavolo. La Commissione europea ha autorizzato l’Italia ad usare i fondi di coesione e sviluppo per l’emergenza sanitaria. E’ certo che i fondi saranno usati principalmente per venire in soccorso della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, le regioni piu’ colpite dall’emergenza coronavirus. Ma quanti sanno che gia’ si e’ attinto a piene mani ai fondi di coesione nella lunga stagione dell’austerita’, crisi finanziaria del 2008-09 e crisi sovrana 2011-12? Nessuno si puo’ sottrarre alla solidarieta’ nazionale, e’ bene pero’ che si sappia che in passato e’ gia’ successo per somme notevoli. Chi dice che il Mezzogiorno non e’ capace di usare i fondi di coesione deve riconoscere che una parte rilevantissima di queste somme e’ stata usata per finanziare le esigenze dei cittadini del Nord. Se ne parla nel libro “La Grande Balla” di Roberto Napoletano, che aveva anticipato molti temi divenuti di attualita’ oggi con la grande crisi del Coronavirus.
“Quanti di voi sanno che, dal 2008 al 2012, le cosiddette ‘misure di stabilizzazione della finanza pubblica’ del governo della Repubblica italiana sono state assunte tagliando brutalmente 22,3 miliardi di euro interamente destinati al Mezzogiorno dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC)? Avreste mai creduto – scrive Napoletano – che il costo dell’austerita’ per un paese in bali’a della speculazione finanziaria e di una pesante crisi di credibilita’ potesse essere messo tutto sul conto delle popolazioni meridionali? Che si avesse l’ardire di proteggere i ricchi con risorse straordinarie per la cassa integrazione a loro volta sottratte dalla quota di cofinanziamento dei fondi strutturali europei 2007/2013 anch’essi destinati dall’Europa non all’Italia ma alle sue regioni meridionali?”.
“I fondi ordinari per il Sud sono diventati negli anni di predefault il bancomat dello stato e quelli cosiddetti straordinari la cassa sociale per le crisi industriali del Nord. E’ avvenuto con tre distinte delibere (112/2008, 1/2011, 6/2012) del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) approvate con l’esclusiva motivazione di maggiori esigenze di controllo della finanza pubblica”, sottolinea l’autore del libro, che aggiunge: “Si sono tolti in rapida sequenza 22,3 miliardi alla spesa per incentivi e investimenti pubblici destinati alle regioni meridionali per soddisfare ragioni generali di rigore (che riguardano il Nord e il Sud del paese) lasciando che circolasse la favola del Mezzogiorno incapace di utilizzare le risorse ordinarie e comunitarie disponibili (in realta’ decimate) e continuando a trasferire decine e decine di miliardi non dovuti di spesa pubblica sociale alle regioni ricche con il trucco della spesa storica ugualmente sottratti alle regioni meridionali”.
(ITALPRESS).